Akasa Venom Toxic, analisi strutturale dell’interno
Aprendo la paratia laterale constatiamo subito che è stato curato anche l’imballo all’interno del cabinet stesso, cosa francamente rara. L’interno è davvero molto spazioso e presenta moltissime aperture, con profili in gomma, per il passaggio e la gestione dei cavi. Ben 10 gli slot PCI, per installare schede madri di ampio formato, come le XL-ATX ed E-ATX. Potremo tranquillamente installare sistemi SLI e CrossFire, su schede madri top di gamma single socket. Assente invece la compatibilità con le schede dual socket come l’EVGA SR2.
La sensazione generale anche in questo caso è che internamente sia quasi identico al modello Aerocool Xpredator, a maggior ragione se analizziamo la piastra di ritenzione della scheda madre, che è assolutamente identica eccetto per la colorazione. Differenze ci sono, ad esempio il Toxic permette l’installazione di più ventole lateralmente, ha un layout più aggressivo, permette l’installazione di un radiatore da 240 nella parte superiore, ha ottime ventole in dotazione, il frontalino sembra più curato e pratico, ci sono più feritorie di ventilazione e qualitativamente sembra molto più solido, soprattutto se analizziamo la paratia laterale. Probabilmente entrambe le aziende utilizzano una scocca prodotta da un medesimo fornitore.
Sono presenti molti sistemi di fissaggio tool-lees, ad esempio quello relativo alle periferiche di espansione è caratterizzato da un sistema autobloccante tramite una levetta di colore giallo. Precisiamo che forse una soluzione del genere è eccessivamente dura, e se vogliamo anche scomoda da utilizzare, però comunque permette un fissaggio molto serrato delle schede video e delle altre periferiche PCI. La colorazione dell’interno non presenta sbavature ma è uniforme, curata ed omogenea, ed il contrasto tra i colori giallo e nero è esteticamente piacevole.